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Art on Blockchain

Esplora le collezioni NFT di Maria La Rosa su Objkt.comOpere digitali autentiche, create in tiratura unica o limitata, custodite sulla blockchain Tezos.

COLLECTION: “TERRE FERITE”


“Terre Ferite” è una serie di opere a inchiostro che racconta paesaggi spezzati, territori silenziosi, rovine abitate dal tempo.
In queste composizioni, alberi fragili si ergono tra rottami, binari interrotti, capanni crollati: elementi vivi che resistono dentro scenari segnati dall’abbandono.

Ogni opera è una metafora della condizione umana contemporanea, sospesa tra collasso e resilienza.
Non ci sono catastrofi plateali, ma ferite lente, sedimentate. Un’estetica del cedimento silenzioso, dove la natura — pur ferita — osserva, attende, resiste.

La collezione è disponibile in formato NFT su blockchain Tezos su Objkt.com, in edizione limitata (7 copie per opera)

ALL WORKS

Viviamo in un tempo di crolli silenziosi. I paesaggi cadono. Le strutture cedono. Le certezze si sgretolano. Eppure qualcosa resiste — inciso nella pietra, nel legno, nella memoria.
“La voce delle rovine” è un disegno a inchiostro su carta che riflette la fragilità del nostro tempo: un territorio ferito in cui la natura, nonostante tutto, persiste. L’umanità resta sospesa tra rovina e rinascita.
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Un capanno distrutto, abbandonato alla deriva del tempo, si accascia ai piedi di una collina. Le sue travi spezzate e le pareti inclinate sembrano aver perso ogni funzione, ma non il significato. Sono resti di ciò che l’uomo ha costruito — e poi lasciato indietro.
Due alberi dominano la scena: uno spoglio, quasi scheletrico, l’altro che porta gemme — piccole, timide, ma vive.
Il loro dialogo silenzioso è il cuore dell’opera: tra ciò che ha finito di essere e ciò che potrebbe ancora cominciare.
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Un binario dismesso attraversa il paesaggio e si arresta bruscamente contro una barriera di massi. Non un incidente, ma una decisione: l’interruzione è umana, consapevole, forse codarda.
L’albero spoglio, fermo ai margini, assiste. È testimone di una scelta che blocca il passaggio, ma non cancella la possibilità di riprendere il cammino.
“Fine provvisoria” parla di quei momenti in cui è l’uomo stesso a frenare la propria traiettoria, per paura, disillusione o smarrimento. Ma nulla è davvero definitivo se si ha il coraggio di spostare le pietre.
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